www.museovvfmilano.it


Vai ai contenuti

Menu principale:


La città nella città

Articoli e libri

LA CITTA' NELLA CITTA'

di Roberto VILLA


Chi ha avuto occasione di visitare il Museo Storico dei Vigili del Fuoco di Milano, sarà, senza dubbio rimasto positivamente affascinato da tutti i mezzi e le attrezzature esposte utilizzate nei secoli da uomini coraggiosi per portare soccorso a uomini e donne, animali e nel tentativo di salvare i beni comuni.
Tra le attrezzature esposte, qualcuna avrà certamente richiamato l'attenzione e strappato un sorriso per l'evidente anacronismo: strani cavalletti con bobine di fil di ferro, curiose piccole presse a calore, deschetti da ciabattino, ecc.
ln passato, fin dall'istituzione dei primi gruppi impegnati nella lotta contro il fuoco, (Militia Vigilum in epoca romana, Gilde nel Medio Evo, Zappatori pompieri all'inizio del 1800, Civici Pompieri negli anni trenta e Vigili del Fuoco dal 1941), tutti dovevano dimostrare di saper svolgere un mestiere utile a questo grande compito.

A Milano, nel secolo scorso, per entrare a far part del corpo dei Civici Pompieri era necessario superare duri e numerosi esami fisici (all'epoca il lavoro del pompiere era soprattutto sforzo fisico) e dimostrare di saper volger un mestiere manuale (motorista, carrozziere, elettricista, lattoniere, muratore, sellaio, fabbro, calzolaio, ecc.).

La Caserma diventava così una "piccola città nella città". Questa tradizione è proseguita fino a qualche decennio fa, quando un po' alla volta si è persa, con il pensionamento e la mancata sostituzione di questi esperti artigiani, ma soprattutto, dalle nuove regole del mercato.
Gli automezzi che rientravano con guasti al motore, o all'impianto elettrico, o più sfortunatamente incidentati, venivano riparati nelle officine del Comando, un esempio su tutti è la "Fiat 500 Giardiniera", la quale dopo aver subito un importante incidente stradale fu riparata e rimessa in servizio dall'officina dei vigili del fuoco, che si avvalse di esperti pompieri carrozzieri, tappezzieri e meccanici. Il veicolo è visionabile presso il Museo Storico e testimonia la perizia e l’abilità dei vigili del fuoco meneghini di allora.

C'erano naturalmente anche altri compiti che venivano svolti all'interno della caserma, ad esempio quando era necessario sostituire le suole di cuoio degli stivali con quelle in gomma scolpite, ci si rivolgeva ai calzolai interni; persino le divise venivano confezionate all'interno, soprattutto nel periodo bellico, previa autorizzazione del Ministero dell’Interno, si acquistava la stoffa e si creavano gli abiti da lavoro per vestire i pompieri.
Un altro delicato compito svolto dal personale addetto era il controllo e l'eventuale riparazione delle manichette al rientro dopo un incendio, dapprima si lavavano e poi se erano bucate si rattoppavano con pezze termo incollanti utilizzando piccole presse a calore e a mano; se una parte doveva essere tagliata perché irrecuperabile, si riduceva la loro lunghezza fissando di nuovo il raccordo con un’apposita procedura utilizzando del filo metallico rendendo la manichetta nuovamente utilizzabile.

Altro importantissimo servizio svolto dagli stessi pompieri era il servizio di cucina. Colleghi capaci e appassionati si davano da fare per fornire a oltre duecento colleghi pasti caldi e sostanziosi due volte al giorno (questo servizio, durante il periodo bellico e nel primo dopoguerra, era stato allargato anche a quei cittadini che avevano perso tutto in quei tragici eventi).
Dietro il castello di manovra (edificio che serviva ad addestrare giornalmente i vigili del fuoco) diversi fabbricati ospitavano laboratori all'avanguardia; il "laboratorio radio", dove colleghi specialisti nel campo riparavano le prime radiotrasmittenti installate sui mezzi di soccorso o collaboravano con altri gruppi all'installazione di ponti radio per coprire una maggior area di comunicazione in caso di necessità.

Il "laboratorio maschere", dove si riparavano, lavavano e si testava la tenuta delle maschere e degli autorespiratori stessi, sostituendo le parti deteriorate e ricaricando le bombole d'aria.
Una vasta area era occupata dalla "falegnameria"; qui le attività erano molteplici, dalla riparazione di infissi, alla costruzione delle "Scale Italiane" corredo essenziale degli automezzi antincendio (attrezzatura presente tutt'oggi sui moderni automezzi) alla realizzazione di infrastrutture necessarie all'ammodernamento della Sede Centrale.
Come all'inizio descritto tutto il necessario al buon funzionamento del Comando veniva gestito all'interno di esso.

Purtroppo tutto questo, nel tempo è andato perduto, a parte piccole realtà ancora esistenti come i laboratori "Maschere e Radio", ma chi ha avuto modo di vivere quegli anni senza dubbio non potrà mai dimenticare il senso di sicurezza, di impegno, professionalità e gratitudine verso i colleghi che con queste attività interne supportavano i "pompieri" impegnati quotidianamente sul territorio.
Questa breve sintesi può, senza dubbio, essere di complemento a tutto quello scritto sul "Museo Storico", essendo "la città nella città" un periodo storico, importante e, ormai dimenticato della storia dei pompieri milanesi, ma che ha aiutato in modo incisivo e determinante quello che è il duro lavoro del Vigile del Fuoco.

Home Page | Cenni storici | Il museo | I restauri | I VVF in guerra | Articoli e libri | Utilità | Mappa del sito


Copyright 2008-2024 © Claudio Di Francesco | info@museovvfmilano.it

Torna ai contenuti | Torna al menu