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Guerra e persecuzioni

I VVF in guerra > I pompieri di Milano tra fascismo, guerra e resistenza

GUERRA E PERSECUZIONI


di Giuseppe MASCHERPA











Il 10 giugno 1940, Mussolini annunciò la dichiarazione di guerra:
(1) all’Inghilterra e alla Francia: fu l’inizio della catastrofica avventura. Presto si diffusero disperazione, privazioni,persecuzioni e lutti per tutto il popolo.

Anche tra i pompieri che, nel frattempo, per effetto di un decreto legge (R.D.L.1021 giugno 1938)
(2) abbandonarono il nome, troppo popolare e francesizzante, adottando quello di vigili del fuoco (in perfetto stile “impero romano”), iniziò a serpeggiare malcontento e ostilità verso il regime, regime che tra l’altro, attraverso la Direzione Generale, chiese l’applicazione delle leggi razziali che prevedevano il boicottaggio delle forniture di ditte ebraiche e l’allontanamento dal Corpo di chi avesse origine ebraica (R.D.L. 17711/1938 n°1728) recante provvedimenti per la difesa della razza italiana.

Vittima di tali iniquie leggi fu, per esempio, il caposquadra Alessandro Bassan, assunto presso i Civici Pompieri di Milano il 16 gennaio 1906; dopo 34 anni di onorato servizio, reo di essere stato riconosciuto discendente di razza ebraica, su sollecitazione del ministero degli interni, e con proprio decreto fu dimesso dal Corpo dalla Regia Prefettura di Milano.

Essere ebrei non era però l’unico motivo per essere perseguitati e allontanati dal Corpo; a volte bastava essere sorpreso
“a intonare un inno sovversivo”, come nel caso dei vigili volontari Renzo Fontanella (n. il 20/4/1909 a Codogno) e Vittorio Longhi (n. il 20/2/1906 a Barbate BG) radiati perché il 2 agosto 1941 furono sorpresi a manifestare in tal modo il loro dissenso al regime; anche la semplice bollatura di rappresentare “elemento antifascista”, come nel caso del vigile volontario Giuseppe Zerbini (n. il 30/11/1902 a Casalpusterlengo), portava alla radiazione dal Corpo; infatti, fu dimesso il 20 agosto 1941; stessa sorte toccata al vigile volontario Primo Foschiatti (n. il 7/11/1907 a Tavagnacco UD). Sempre nello stesso anno (un probabile giro di vite all’interno delle strutture pubbliche contro il dissenso), nel mese di novembre, venne dimesso il pompiere Luigi Rovere (n. il 17/2/1902 a Milano): la motivazione assunta dal prefetto fu quella della mancata iscrizione al partito fascista, in realtà una vera e propria persecuzione politica quella che dovette subire. Egli, dopo essere stato riassunto alla costituzione del Corpo, nel marzo 1933 fu tratto in arresto e deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, imputato con altri dell’accusa di “cospirazione politica e di pubblica istigazione a commettere fatti contro la costituzione dello Stato” perché aderente al movimento rivoluzionario “Giustizia e Libertà”. Sospeso dal servizio e dal salario per “attività antifascista”, riusci a svincolarsi con un assoluzione per insufficienza di prove e pertanto fu riammesso in servizio il 13 novembre 1934. Dopo sette anni, il ministero degli interni “ha ritenuto che i motivi che hanno determinato la mancata iscrizione al PNF di detto vigile sono incompatibili con le generali direttive politiche del Governo” dispose pertanto, che la Prefettura proveda ad allontanarlo dal Corpo. Invano, egli, impugnò il provvedimento davanti al Consiglio di Stato in sezione giurisdizionale con il patrocinio degli avvocati Ivanoe Bonomi e Emilio Caldara (sindaco socialista di Milano prima dell’avvento del fascismo), solo dopo la Liberazione potè rientrare nel Corpo.

Vigili del fuoco, anno II, luglio-agosto 1940-XVIII
Vigili del fuoco, anno I n°1, gennaio 1939-XVII




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