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Il giorno degli eroi

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L'11 settembre è stato proclamato giorno dei Vigili del Fuoco.
In questa giornata si vogliono ricordare tutti coloro che, accorrendo in soccorso di qualcuno, hanno sacrificato la vita.

Decisione encomiabile!: da secoli, uomini semplici, comuni, di ogni estrazione sociale, istruiti o meno, di paesi lontani fra loro e fra loro diversi, in democrazia o in dittatura, rischiano ogni giorno la vita per portare aiuto a chiunque sia in pericolo; in qualsiasi pericolo, e lo fanno senza domandare nulla; né il colore della pelle, né la religione, né le idee politiche.
Questi oscuri eroi raramente fanno notizia, tutti i giorni e le notti vegliano sulla sicurezza dei propri simili nell'indifferenza generale e totale. Solo quando eventi eclatanti sconvolgono la nostra vita, solo quando li vediamo all'opera in condizioni estreme, nel pericolo, al limite della resistenza umana, allora, solo allora, dedichiamo loro qualche minuto di attenzione e i politici di turno promesse mai mantenute.

I Vigili del Fuoco in qualunque parte del mondo operino, comunque siano chiamati, svolgono un lavoro indispensabile, insostituibile e rischioso; il pericolo accompagna ogni loro movimento, ogni loro azione e, a volte, quando questo rischio è superato la morte esige il suo tributo.
Dai lontani anni della loro istituzione terribili sciagure hanno funestato la loro storia; incendi, crolli, terremoti, inondazioni, guerre, il prezzo pagato dalla categoria è alto, molto alto.
Un riconoscimento universale a questi uomini, a questi "eroi silenziosi" dalla straordinaria forza d'animo, è giusto e doveroso.

Ma perchè proprio l'11 settembre ?
Certo tutti abbiamo ancora negli occhi le agghiaccianti immagini di quel giorno, grazie ai moderni mezzi d'informazione abbiamo potuto vivere in "diretta" quella tragedia, seguire momento dopo momento la sorte di migliaia di persone e tra queste centinaia di Vigili.
Un tributo altissimo e, a differenza di tante altre volte, provocato volontariamente da altri esseri umani.
Ma fino a quel tragico 11 settembre quante catastrofi sono successe? quanti Vigili del Fuoco sono caduti nell'"adempimento del dovere" ?
Molti, troppi ! Un esempio per tutti: Cernobyl.
Era l'una e ventitrè antimeridiane del 26 aprile 1986.

C'era ancora l' Unione Sovietica e là, per la prima volta nella storia dell'uomo, una catastrofe senza precedenti sconvolgeva un Paese, un popolo, tenendo con il fiato sospeso il mondo intero per i mesi successivi; un reattore della centrale nucleare, per una serie di errori umani, era esploso sprigionando nell'atmosfera un'immensa nube radioattiva.
I soccorsi giunti immediatamente sul luogo dell'esplosione operarono per più di un'ora con attrezzature normali, a mani nude e senza nessuna precauzione speciale, quegli uomini sapevano di andare incontro a morte sicura; sapevano che, forse, avrebbero avuto qualche speranza di sopravvivenza allontanandosi da quel luogo dopo pochi minuti: ma non c'era chi avrebbe dato loro il cambio!
135 persone persero la vita nel giro di pochi minuti e nei giorni successivi altre 3.000, fra gli oltre 600.000 soccorritori, sarebbero morte a causa delle radiazioni
A quegli eroi sconosciuti e lontani pochi tributarono il giusto riconoscimento.

Nessuno pensò di dichiarare il 26 aprile "giorno dei Vigili del Fuoco", a nessuno mai è venuto in mente di proclamare uno dei trecentosessantacinque giorni dell'anno "giornata" di tutti gli "eroi silenziosi" che quotidianamente, in ogni parte della Terra rischiano la vita per i loro simili!

Di seguito la toccante e drammatica testimonianza di Ljudmila Ignatenko, moglie del VIGILE DEL FUOCO Vasilij Ignatenko, "Eroe dell'Unione Sovietica" della "6 Brigata" di Pripjat', deceduto quindici giorni dopo l'esplosione del reattore nucleare di Cernobyl.

I brani sono tratti dal libro "Preghiera per Cernobyl" di Svetlana Aleksievic Edizioni e/o

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..."
Ci eravamo sposati da poco. Quando uscivamo assieme ci tenevamo sempre per mano, anche se entravamo in un negozio...
Io gli dicevo: "Ti amo". Ma non sapevo quanto ... Non ne avevo idea ... Vivevamo negli alloggi del reparto dei vigili del fuoco dove lui prestava servizio. Al primo piano. E c'erano altre tre giovani famiglie, la cucina era in comune. Di sotto, al pianterreno, c'era la rimessa delle macchine antincendio. I rossi carri dei pompieri. Era il suo lavoro. Io sapevo sempre dove si trovava, quello che rischiava.
In piena notte sento un rumore. Guardo dalla finestra. Lui mi vede: "Chiudi le soprafinestre e torna a dormire. C'è un incendio alla centrale. Tornerò presto ...
"

..."
Lo scoppio vero e proprio non l'ho visto. Solo fiamme. Era tutto illuminato ... Tutto il cielo ... le fiamme alte. La fuliggine che ricadeva. Un calore terribile. E lui che non arrivava. La fuliggine veniva dal bitume che bruciava, il tetto della centrale era coperto di bitume. Più tardi lui mi racconterà che ci avevano camminato sopra ed era molle come la pece. Loro spegnevano le fiamme. Gettavano giù a pedate pezzi di grafite incendiati ... Erano partiti così com'erano, in camicia, senza indossare la tenuta protettiva. Non li aveva avvertiti nessuno, li avevano chiamati come per un normale incendio...

...Ma lui era comunque dovuto partire per il servizio di leva. L'aveva fatto a Mosca, nel corpo dei pompieri e quando era tornato: solo pompiere! Non voleva sapere d'altro...

...Le sette ... Alle sette mi hanno fatto sapere che lui era in ospedale. Ci sono andata di corsa, ma l'ospedale era già stato isolato dagli agenti della milizia che tenevano la gente a distanza. Lasciavano passare solo le autoambulanze
Gli agenti gridavano: non avvicinatevi alle macchine, sono tanto radioattive che bloccano i contatori al massimo della scala ...

... "Fammi passare!" "Impossibile! Lui è messo male. Sono tutti messi male.
.."
...
L'ho visto ... Tutto gonfio, tumefatto ... Quasi non gli si vedevano più gli occhi ...

..."Ci vuole del latte. Molto latte!" "Devono berne almeno tre litri al giorno
"
Ma il latte li faceva vomitare terribilmente ... Perdevano continuamente i sensi, gli misero le flebo ...

...A Mosca chiedemmo al primo agente della milizia che incontrammo in quale ospedale fossero ricoverati i pompieri di Cernobyl e lui ce lo disse senza problemi ...
... Entro nella stanza ... sono seduti su di un letto, giocano a carte e ridono.
-Vasja!- gli gridano.
Si volta.
-Ragazzi. sono fritto! Mi ha trovato perfino quì!- ...

.
..Il giorno dopo, quando arrivai, erano stati separati, ognuno in una stanza per conto suo. Avevano loro categoricamente proibito di uscire in corridoio. Di avere dei contatti. I medici avevano spiegato la cosa dicendo che ogni organismo reagiva in modo diverso alle dosi di radiazioni e che quello che poteva sopportare uno era magari superiore alle forze di un altro.
Vicino ai loro letti, le lancette dei contatori si bloccavano al massimo della scala già ad accostarli alle pareti ...
A sinistra, a destra e anche al piano di sotto ... avevano sgomberato tutti quanti, non c'era più neanche un malato ...Nessuno nè sopra nè sotto le loro stanze ...

...-Però lì non c'è cucina. Come farò a preparare loro da mangiare?-
-Non ce ne sarà più bisogno. Ormai i loro stomaci hanno smesso di assimilare il cibo- ...
Lui cominciò a cambiare; ogni giorno incontravo una persona diversa ... Le ustioni affioravano in superfice ... In bocca, sulla lingua, sulle guance ... All'inizio solo ulcerette, poi si allargavano ... la mucosa si staccava a strati ... in pellicoline bianche ... Il colore del viso ... Il colore del corpo ... Blu ... Rosso ... Grigio marrone ... Ed era tutto così mio, talmente amato! Non si può raccontare. Nè scriverne. E neanche sopportarlo ... A salvarmi era la rapidità fulminea di quel che succedeva, non c'era tempo di pensare, nè di piangere ...

La prognosi per la sindrome acuta da irradiazione è di quattordici giorni ... In quattordici giorni il paziente muore ...

Il 9 maggio ... Me lo diceva sempre: "Neanche te lo immagini com'è bella Mosca! Specialmente il giorno della Vittoria, coi fuochi d'artificio. Vorrei che tu li vedessi"
Sono seduta accanto al suo letto. Ha aperto gli occhi:
-E' giorno o sera?
-Le nove di sera.
-Apri la finestra! Cominciano i fuochi d'artificio!...
... Mi volto: sta tirando fuori tre garofani rossi da sotto il cuscino. Aveva dato i soldi all'infermiera perchè li comprasse ...

A...ndava di corpo da venticinque a trenta volte al giorno ... con sangue e muco ... La pelle delle braccia e delle gambe cominciava a lacerarsi ... si copriva tutto di bolle ... Quando muoveva la testa restavano dei ciuffi di capelli ...

Qualcuno che mi esorta: "Lo deve tenere sempre presente: davanti a lei non c'è più suo marito, l'uomo che lei ama, ma un oggetto radioattivo con un alto potenziale di contaminazione. Lei non è una suicida. Dunque si controlli" ...
Erano le infermiere a lasciarmi entrare. All'inizio anche loro avevano provato a farmi ragionare: "Sei giovane. Ma cosa ti sei inventata! Non è più un uomo, è un reattore. Brucerete insieme".

Lo cambiavo io ogni giorno e la sera era tutto insanguinato. Quando lo sollevavo, dei pezzetti della sua pelle mi restavano appiccicati alle mani ...
...Dico all'infermiera di turno: "Sta morendo". E lei mi risponde: "E cosa credevi? Ha ricevuto milleseicento röntgen quando la dose mortale è di quattrocento. Sei accanto a un reattore"...
... Quel mattino seppellivano Vitja Kibenok e Volodja Pravik ... Vitja e il mio Vasja erano molto amici ... ed erano amiche le nostre famiglie ... Il giorno prima dell'esplosione abbiamo fatto una fotografia tutti insieme, nell'alloggio del reparto. Come sono belli i nostri mariti in quella foto! Allegri! ...
..."Come sta?". "È morto un quarto d'ora fa ..."

Gli misero l'alta uniforme e il berretto a visiera posato sul petto ...
... Così in alta uniforme, l'hanno infilato in un sacco di plastica che hanno poi legato ... E questo sacco è stato sistemato in una bara di legno ... E la bara è stata avvolta in un altro sacco di plastica. Trasparente ma spessa come la tela cerata ... E il tutto è stato messo in una bara di zinco ... Col berretto posato sopra ....

Ogni altro commento sarebbe superfluo e fuori luogo; chiniamo il capo davanti a Vasen'ka* e ai suoi compagni, agli altri nel mondo caduti silenziosamente e coraggiosamente: erano tutti Vigili del Fuoco e, come tali, hanno sacrificato la loro vita per salvarne altre, con lo spirito che da sempre ha animato e sempre animerà questi anonimi eroi !

... non era settembre ... era un giorno di aprile .... un giorno qualunque ...


* Diminutivo di Vasilij.


Roberto Villa


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